Falsi Kisling – Il Tribunale di Genova decide di ignorare le prove

Nel 2017, l’esposizione Modigliani al Palazzo Ducale a Genova è stata chiusa per sospetto di dipinti falsi.
21 opere delle 59 esposte sono state sequestrate per decisione del tribunale.
Non trasferito, il processo è in corso nella stessa città 5 anni dopo.

Sono stato convocato come testimone per 3 dipinti falsi con firma « Modigliani-Kisling » e altri 3 falsi con firma Kisling

Convocation Tribunal de Gênes

Un processo a “singhiozzo”

Distribuite l’arco di oltre un anno, dal 2021, con cadenza di un giorno al mese, si sono susseguite le varie udienze ed intervenienti dei convenuti. Questi salti temporali non hanno facilitano la Corte nel seguire e comprendere questo complesso caso.

La mattina del 24 febbraio mi sono recato al tribunale, che si trova nel centro storico di Genova.
All’indirizzo indicato nella convocazione, si trova un edificio massiccio con facciate cementate senza gusto né grazia, una maldestra ristrutturazione di un edificio del XVII secolo di cui rimangono solo alcuni frammenti degli affreschi d’epoca sulle volte dei soffitti.

Prima di questa udienza, avevo inviato al tribunale un elenco di incongruenze nella provenienza, nella datazione e nelle dichiarazioni inesatte del catalogo di Palazzo Ducale (CF : Falsi Kisling – L’Udienza di Genova, 2022).

Dopo lo studio di un reato comune, il giudice Deplano apre l’udienza Modigliani-Kisling alle 10.00.

Di statura media, asciutto, con un tono di voce tagliente, il signor Deplano si mostra autoritario e il suo atteggiamento è più quello di un pubblico ministero che di un giudice.
Tuttavia, questo autoritarismo è solo un escamotage per mascherare la mancanza di profondità delle sue domande piuttosto che per andare al cuore della questione.

Fondazione Giorgio Cini, 2003

Il giudice pone la prima domanda in tono affrettato per imporre il suo ritmo:
“Come fa a sapere che questi quadri provengono dal signor Joseph Guttmann?”
Si tratta dei sei dipinti della mostra di Fondazione Giorgio Cini (VEDI DOCUMENTO A SINISTRA) i numeri 34/37/38/39/40/41 del catalogo.
Non appena ho risposto che già in una precedente mostra alla Fondazione Giorgio Cini, nel 2003, il n. 34 era stato presentato come appartenente alla collezione Guttmann, vengo interrotto da un’altra domanda.

Non mi verrà dato modo di spiegare che questi 6 dipinti provengono dallo stesso falsario e che attraverso questa relazione si può far risalire la committenza ad uno stesso committente, il signor Joseph Guttmann.

Nel corso dell’interrogatorio, capisco che il tribunale aveva deciso di non menzionare le prove tangibili che esistevano: le date errate, le origini false, le bibliografie e le esposizioni fuorvianti, i riferimenti inventati, e così via, e che non aveva intenzione di approfondire queste incongruenze.

Le domande sono “di facciata”: “Le risulta che questi quadri siano già stati esposti in mostre precedenti?” o ancora: “Chi ha partecipato alle riunioni degli esperti?”, “Chi ha firmato la tal lettera?” senza mai arrivare al nocciolo della questione: vere provenienze, nomi dei prestatori, valore assicurativo, rete di distribuzione…
È chiaro che questi 6 dipinti provengono dallo stesso falsario e che la discendenza risale al committente, il signor Joseph Guttmann.

Interrompendo le mie risposte con le sue domande, il giudice Deplano stava conducendo l’interrogatorio. La sua arte oratoria consisteva però nell’impedirmi di esporre le prove della falsità dei dipinti: un sistema di distribuzione globale immaginato da Joseph Guttmann in cui assegna un posto a ogni partecipante.
Il committente regna indisturbato sul copista, sull’autenticatore, sull’artefice della provenienza, sul curatore della mostra, sulla scelta dei candidati, sul mago della bibliografia e dei curatori… tutti al suo servizio.

Alla fine della mia udienza ho offerto lo pseudo tomo IV su Kisling pubblicato da Guttmann nel 2008, al giudice Deplano, che ne è stato entusiasta

Pseudo Tome IV sur Kisling édité par Guttmann en 2008

Dallo sguardo di rimprovero dell’avvocato di Guttmann, capisco che il giudice non era in possesso di nessuna delle biografie di riferimento necessarie per una corretta comprensione del caso e che aveva come unica base di informazioni il catalogo di Palazzo Ducale.

Un’udienza surreale

Diversi eventi hanno caratterizzato l’udienza:

  • L’espulsione del collaboratore che mi accompagnava, al quale non solo è stato ordinato di lasciare l’aula, ma è stato anche fatto accomodare nell’anticamera sotto la sorveglianza di un carabiniere, che lo ha controllato anche mentre si lavava le mani.
    L’espulsione di questo singolo visitatore da parte del giudice ha portato ad una seduta a porte chiuse, che di solito si tiene solo in casi di quando esigenze di riservatezza o di ordine pubblico lo richiedono.
  • La confisca della mia documentazione personale e il divieto di utilizzarla
  • L’intimidazione rivoltami dal giudice in francese: « Faites attention c’est dangereux ici » (Fate attenzione, qui è pericoloso)
  • L’obbligo di rispondere solo sì o no alle domande postomi dal giudice, impedendomi di motivare le mie risposte.
    Queste tabelle contestate sono duplicate? Sì o no”.
    Ho risposto “no” per Kisling perché i soggetti sono inventati, ma non ho fatto in tempo a rispondere “ » per Modigliani, che si è ispirato a quadri esistenti (sapendo che “duplicato” non ha lo stesso significato in italiano come in francese).

Pubblico ministero = difensore degli interessi della società

Intorno a mezzogiorno, il giudice ha dato la parola al pubblico ministero, un uomo affabile dalla corporatura rassicurante, chino sui suoi appunti, la cui domanda più incisiva è stata:

Quando era davanti ai dipinti, come faceva a sapere che erano falsi?”

È difficile dare come unica risposta gli oltre 20 anni di esperienza trascorsi a studiare l’opera di Moses Kisling che hanno affinato il mio occhio.

Sarei entrato nella descrizione di elementi che solo un occhio critico poteva comprendere, ma non nelle prove tangibili, se avessi risposto spiegando la pesantezza del pennello, la resa pastosa dei colori, la mancanza di differenziazione dei piani… insomma, la mediocrità del falsario nei suoi plagi.

Ho atteso invano la domanda fondamentale: “Su quali prove tangibili si basa la sua affermazione che questi dipinti sono falsi?”
Avrei quindi potuto menzionare l’incoerenza delle date, l’invenzione delle provenienze, le bibliografie falsificate…

Senza un attimo di esitazione, il pubblico ministero ha dato la parola all’avvocato di Joseph Guttmann, il principale imputato in questo processo, ma assente agli interrogatori.

L’avvocato del signor Joseph Guttmann

L’avvocato di Guttmann, che ha una quarantina d’anni e un viso duro, è accompagnato da un assistente la cui espressione e i cui cenni della testa disapprovano visibilmente ogni mia affermazione.

Essendo ai due lati della stanza, eravamo separati da una ventina di metri, che l’avvocato attraversa con aria di rimprovero per portarmi alcuni documenti che ritiene essenziali:

  • Una lettera di Jean Kisling del 2013 che rassicura Joseph Guttmann …
  • Un estratto di una pagina del mio sito web, nel caso l’avessi dimenticata…
  • Un contratto redatto con Jean più di 15 anni fa…

Ma in realtà, si è messo a discutere solo sui dettagli:

Perché la televisione francese ha filmato la distruzione del catalogo Guttmann da parte di Jean Kisling? Chi ha effettuato le riprese? Sa che Canale ha stampato i quattro volumi di Kisling?
« Sa che questi dipinti sono stati esposti nel 2015 a Seul?
– « Sì ».
« Ma non ha presentato una denuncia in quel momento? ».
Il giudice: « Risponda con sì o con no ».
« No ».

Rimpiango di non aver seguito un corso accelerato di coreano, ma soprattutto di non essere stato invitato nel giro delle esposizioni museali, uno dei cui obiettivi era quello di garantire la legittimità della produzione Guttmann e di commercializzarla.

I dadi sono truccati e giocati in anticipo?

Le domande del giudice, del pubblico ministero, degli avvocati di Guttmann e del curatore Chiappini non sono mai arrivate al nocciolo della questione: da dove provengono questi dipinti? Qual è il loro vero background? Come possono essere stati autenticati e venduti?

L’imbarazzo della corte era palpabile. Anche quando venivano poste in tono marziale, l’abbondanza di domande sussidiarie indicava la volontà di non voler prendere posizione e di aggirare la questione.

L’arte dovrebbe uscirne vincitrice da questo procedimento, che coinvolge Modigliani e Kisling, ed i quadri contraffatti dovrebbero essere ritirati dal mercato.
Senza questa coraggiosa decisione, l’Italia dimostrerebbe evidentemente un disinteresse per uno dei suoi maggiori artisti del XX secolo.

Marc OTTAVI